Gli animalisti insorgono e il sindaco vieta a qualsiasi circo di tornare nel Comune. Armando Orfei: «Gli animalisti parlano per slogan, la loro è una moda passeggera»
«Vengono coi cartelli, fermano le persone, ci urlano che siamo assassini, ma del circo non sanno niente. Parlano per slogan, senza un minimo di informazione. Adesso è di moda essere animalisti. C’è più attenzione per gli animali che per gli umani». È un fiume in piena Niemen, trentacinquenne responsabile degli animali del circo Armando Orfei dopo l’incontro con gli animalisti voluto dal sindaco di Puegnago del Garda, provincia di Brescia, Adelio Zeni, che ha annunciato una variante urbanistica che impedirà in futuro a qualsiasi circo di alzare i tendoni nel terreno privato di Cunettone adiacente al centro commerciale GS, evitando così ogni, puntale, polemica tra animalisti e mondo circense.
Questa volta, a scatenarla è stato il comitato Montichiari contro Green Hill. «All’incontro c’erano quattro gatti» dice Niemen. «E non sapevano quello che dicevano. Sul piano legale noi abbiamo tutto in regola: permessi, autorizzazioni, controlli. Tutto a posto, animali per primi, ovviamente, perché è a loro che noi rivolgiamo la massima attenzione. Sono loro il circo». E il circo senza animali? Le Cirque du Soleil, ad esempio? «Ecco, ha fatto bene a tirare fuori questo esempio - si scalda Neimen - perché è la classica eccezione che conferma la regola. Quel circo va infatti solo nelle grandi città, a Milano, Roma, non viene certamente a Puegnago, perché sa bene che andrebbe in perdita. Il circo è un’azienda come tutte le altre, solo che è una azienda che si sposta. Ma ha tutti i problemi di qualsiasi azienda. Problemi gestionali, economici. Senza gli animali non si lavora. Quello di Nando Orfei era un circo storico, uno dei più conosciuti, ma quando ha deciso di eliminare gli animali ha chiuso. Consideri sempre che gli animali sono l’aspetto gestionale più importante. Le polemiche sono senza senso e tipicamente italiane. In Europa non succede nulla di tutto ciò. Gli animali non sono strappati dal loro habitat naturale, ma nati in cattività. Spesso il circo li salva da morte sicura».
Nonostante il nome russo, come l’origine della sua famiglia, Niemen è italiano. «Italianissimo, nato a Comacchio, lidi ferraresi». Fra cammelli e giraffe (a proposito, come la si trasporta una giraffa? «Con un mezzo dal tetto sufficientemente alto, non sta certo con la testa abbassata»), leonesse e tigri, anche bianche, la domanda - come suol dirsi - sorge spontanea. Non è già di per sé una violenza addestrare degli animali per far divertire le persone? «Gli animali fanno quello che sono portati a fare. Toglietevi dalla testa cerchi di fuoco e cose del genere. Venite a vederli i nostri animali. Quello che mi fa arrabbiare di più è che si fa del male al circo senza fare il bene degli animali. Perché non si vieta la caccia? Bisognerebbe andare in progressione, no? Prima i problemi più grandi. Con la caccia si uccidono gli animali per divertimento». L’ultimo sfogo è quello sull’ambiente circense. «I nostri ragazzi crescono amando gli animali. Il loro sballo è il circo, non alcol e droghe. Il nostro è un ambiente sano. E non è vero che appartiene a un altro mondo: il tendone è pieno ogni sera. Ogni età, ogni ceto sociale. Il resto è propaganda. Moda».
11/07/2016